AREA RISERVATA - I 5 FONDAMENTI DELL’ALIMENTAZIONE

Ci sono 5 fondamenti che sono i nostri punti cardine di orientamento per costruire un percorso alimentare personalizzato,  e che identificano quello che noi consideriamo un  “cibo di qualità”, in grado di ridare energia e stabilità alla nostra salute.

E’ un “ritorno alle origini” con un occhio totalmente contemporaneo, l’unione tra tradizione e innovazione, tra diete antiche e nutriceutica e nutri genetica moderne,  che consente di trovare un’armonia tra ciò che è fuori di noi, la natura, le stagioni e ciò che sono i nostri bisogni  di nutrire il nostro corpo sia a livello chimico che a livello energetico,  mantenendoci in salute. 

Ognuno di noi, in relazione al suo essere, al suo stile di vita, ai suoi gusti , deve creare, sperimentando, la sua dieta ideale, che lo riporterà in armonia con il suo corpo e con il mondo. Tale percorso del tutto personalizzato , parte da 5 punti cardine di orientamento, da 5 fondamenti imprescindibili, tradizionali, antichi come l’uomo ma allo stesso tempo così preziosi. Non è un illusorio volo nostalgico , ma un essenziale ritorno all’essenza,  che oggi più che mai lo stesso pianeta ci richiede a gran forza.  Non è un obbligo assoluto,  ma uno strumento molto utile per orientarci.

E’ evidente come nell’arco della storia l’uomo si sia costruito, sviluppato e abbia dato continuità nelle generazioni con l’utilizzo essenzialmente di cibo locale, fresco, stagionale e integrale. D’altronde appare evidente anche il fatto che sia questo il mix semplice di elementi che consente di trovare un’armonia tra ciò che è fuori di noi, il territorio,  la natura, le stagioni e ciò che sono i nostri bisogni e quindi di nutrire il nostro corpo sia a livello chimico che a livello energetico,  aiutandoci a progredire e a non ammalarci.

Sono 5 punti cardine di riferimento e orientamento anche in una società moderna , in cui rispetto al passato non solo possono essere applicati, ma anche  migliorati,  in una tavola che permette un menù più ricco e più vario,  ma non a scapito del suo valore e della sua qualità intrinseca,  che si lega inevitabilmente ai sui principi di origine. Non si tratta di tornare all’era aulica della purezza contadina o di negare i vantaggi di un’alimentazione più ricca e variata per uno sviluppo più armonico. Si tratta di apprezzare il progresso con ciò che ne deriva per l’esperienza, il gusto e la salute ma utilizzandolo in armonia con i principi essenziali, per il benessere dell’uomo e non per i fatturati dell’impresa agroalimentare.

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CIBO LOCALE

In passato il cibo proveniva in gran parte dal territorio. I sistemi di produzione e di distribuzione erano locali. Potevi trovare lo stesso cibo sia nei campi vicino a casa tua,  che nella piccola bottega di alimentari al centro del paese. Era il cibo che avevi visto fin da piccolo,  e che aveva popolato la tua tavola da sempre. Era qualcosa di estremamente familiare,  non solo perché era quello con cui eri cresciuto,  ma anche perché era quello di cui conoscevi esattamente tutti i passaggi.

Era il grano che vedevi seminare nei campi, raccogliere, macinare al mulino e poi,  trasformato in  farina , diventare pane caldo appena sfornato la mattina alle 5 con quell’odore che inondava tutto il vicinato , e che tua madre si premurava di prendere e fartelo trovare sul tavolo,  con quella marmellata di ciliegie spalmata sopra. Erano quei dolci che venivano sempre fatti con le fragole colte sotto casa, che rendevano ancora più dolce l’arrivo della primavera, o quelli alle noci e miele che trovavi sempre sotto l’albero di natale e rendevano unico quel momento di festa. Era quel vino che conoscevi già in parte, avendo preso un bel grappolo d’uva matura dalla vigna del vicino, e che vedevi poi passare sui tini dei rimorchi, quel vino dal sapore acidulo, senza la correzione dell’esperta mano di un enologo.

Era un cibo che non ti abbandonava mai, perché non solo ti nutriva, ma accompagnava ogni momento della vita lavorativa, delle feste, delle ricorrenze di una comunità locale.

Non a caso era il cibo che mangiavi, era quello che trovavi nel tuo territorio, quello la cui produzione era in armonia con l’ambiente, era quello che ti trasmetteva l’energia necessaria per vivere nel tuo habitat e trovare armonia.

Oggi il cibo proviene da tutto il mondo: si consumano banane al  Polo Nord e salmone norvegese in Africa, non c’è più legame con il territorio, non c’è più legame tra cibo e ambiente, tra l’energia che il cibo trasmette e le necessità fisiche dell’individuo in relazione al suo ecosistema. La connessione diretta è persa e c’è una tavola estremamente ricca di elementi , spesso profondamente sconnessi tra di loro, sconnessi dal territorio in cui vengono prodotti e da quello in cui vengono consumati.

Se prima c’era un contatto diretto ed inevitabile tra cibi e bisogni (seppur con tutte le carenze legate al minore sviluppo economico di cui oggi soffriamo in maniera diversa e ridotta) e ciò dava stabilità e continuità, oggi c’è di tutto e questo non aiuta nella direzione dell’equilibrio nutrizionale,  oltre che scollegarci dalle filiere locali che sono per tutti noi garanzia di continuità e stabilità

CIBO FRESCO

I moderni sistemi di conservazione e trasporto, hanno favorito l’esplosione dei cibi conservati. Quando tali tecnologie non erano disponibili ed esistevano solo pochi sistemi di conservazione rudimentali, il cibo era, in buona parte, o fresco o avariato e quindi immangiabile. I tempi di conservazione erano quelli dettati della natura e da tutti conosciuti, dopo di che non era più cibo per umani, al massimo il suo ruolo diventava quello di ingrassare alcuni animali,  con uno stomaco più forte del nostro.

I cibi erano pochi e ben definiti, ognuno con un suo preciso ruolo nutrizionale e un suo intatto valore energetico. Oggi la creazione di una miriade di cibi conservati
con le più diverse tecniche, consente di avere una grande varietà, ma quasi nessun cibo realmente fresco.

CIBO STAGIONALE

Il cibo,  come la vita dell’uomo, era legato alle stagioni ed a quello che,  in quel determinato luogo,  e con quel determinato clima era possibile avere. I cibi erano inevitabilmente legati all’energia del tempo e al relativo clima, che richiedevano al corpo diversi alimenti nelle diverse stagioni. Ogni stagione aveva le sue scoperte e i suoi piaceri gastronomici,  che spesso si legavano, in un tutt’uno,  alle feste e alle tradizioni locali. La primizia era quella che annunciava l’arrivo di una nuova stagione,  con tutto quello che comportava,  preparando il corpo e lo spirito al cambiamento, era quella che dava piena coscienza del tempo che passava, e del fatto,  che una nuova primavera, una nuova estate era arrivata. Il cibo di stagione, maturato naturalmente e con tutto il tempo necessario,  aveva il sapore che doveva avere.

Oggi abbiamo le fragole in inverno e le arance in estate, il cavolo in agosto e le zucchine a Natale e molti, soprattutto tra i più giovani, non sanno quale sia la stagione naturale di ogni cibo, lo consumano tutto l’anno indifferentemente. E’ chiaro che l’organismo ha bisogno di cibi diversi in gennaio o in luglio e che consumare lo stesso cibo tutto l’anno a +40° o a -5°, sulla spiaggia al sole o di fronte ad un camino acceso, sia quantomeno anomalo.

CIBO INTEGRALE

Essendo l’industria agroalimentare moderna poco sviluppata, il cibo era essenzialmente integro, non veniva manipolato se non in minima parte  e veniva consumato  come  natura crea. Ciò aveva il grande vantaggio di mantenere intatto il valore nutrizionale e di massimizzare l’apporto al nostro corpo, rispetto a quelle che erano le quantità di cibo consumato. Oggi disponiamo di, e consumiamo, moltissimi cibi fortemente manipolati ai fini della conservazione o della presentazione sul mercato nella migliore forma possibile, per competere sui banconi dei supermercati con i cibi concorrenti, che nei diversi passaggi di lavorazione spesso perdono gran parte del loro valore nutrizionale, diventando qualcosa di diverso e fortemente impoverito. Basti pensare alla differenza tra il chicco di grano e la farina bianca doppio 0. Provate a mettere un chicco di grano o della farina in un batuffolo di cotone bagnato, come si faceva da bambini nell’ora di scienze. Vedrete la differenza di ciò che accadrà. Il chicco diventa germoglio, la farina diventa muffa.. Il paradosso è che mangiando molto di più e anche molti cibi non necessari, si gode di un apporto nutritivo minore e magari ci si ingrassa. Il corpo riceve  molti elementi, magari spesso “inutili” ma non abbastanza di quelli necessari ed indispensabili. Da qui carenze, scompensi, anomalie e malattie spesso “inspiegabili”,  perché le cose nel frigo sono tante, ricche e ben presentate,  ma non sostanzialmente adeguate.

L’EQUILIBRIO DEL CIBO

Attraverso l’alimentazione, si può sperimentare il benessere più profondo, un organismo
sano e una stabilità emotiva. Non conta solo ciò che si mangia in se ma anche l’equilibrio tra gli alimenti ognuno portatore di una sua energia che li divide in yin e yang, due forze presenti in ogni cibo. Tale equilibrio di forze contrapposte e complementari lega il benessere dell’uomo direttamente al comportamento individuale, ovvero ad una condotta umana rispettosa dell’ordine dell’universo e quindi dell’ambiente in cui vive. Yin e Yang hanno una valenza energetica, come dicevamo sono due forze opposte e complementari. Yin è la forza di espansione, che va verso l’alto e verso l’esterno. Yang è la forza di contrazione, che va verso il basso e verso l’interno.  Ad esempio il freddo è Yin il caldo è Yang, il buio è yin, la luce è yang, ecc. Andando avanti con gli esempi le seguenti coppie di termini sono yin/yang:  vuoto/pieno, femminile/maschile, inverno/estate, notte/giorno, nord/sud, introversione/estroversione. Per raggiungere e mantenere un  benessere  generale, dobbiamo
trovare un equilibrio tra yin e yang
e, nell’alimentazione, bilanciare l’assunzione di alimenti yin e alimenti yang, cercando di ridurre l’assunzione di quelli estremi, troppo yin o troppo yang.

Non esistono cibi giusti o cibi sbagliati, bisogna solo cambiare visione, osservare l’alimentazione da un punto di vista energetico e non solo chimico. Scoprendo le proprietà energetiche dei cibi è più facile seguire uno stile alimentare sano ed equilibrato, sapendo scegliere l’alimento in base alla stagione e allo stato fisico dell’individuo, mixando i cibi in modo ottimale a seconda della loro energia che sarà poi quella che il nostro corpo assorbirà. Non solo la scelta del cibo e  come lo unisco ad altri cibi è essenziale, ma anche il metodo di cottura utilizzato (che è un altro prezioso strumento per esaltare o mitigare l’energia naturale degli ingredienti). La nutrizione diventa conoscenza dei cibi e di se stessi, non è solo regime alimentare,  ma una vera e propria filosofia di vita che va ben al di la del considerare i cibi in funzione delle loro caratteristiche biochimiche (proteine, grassi, carboidrati… oppure vitamine, minerali ecc.).